Osserviamoli, i bambini: da loro abbiamo molto da imparare, o da ricordare, perchè bambini siamo stati tutti! Dove si è persa tutta quella meraviglia, cammin facendo?
Guardo mia figlia, nove anni, ancora relativamente piccola, quando gioca: si immerge in un mondo tutto suo, lasciando fuori il resto, bello o brutto che sia. È un fenomeno simile a quello donato dalla preghiera e dalla meditazione, del silenzio, quelli che ci fanno riscoprire la nostra essenza… tornare a noi, alla nostra interiorità, spesso trascurata o dimenticata sotto il peso delle rincorse quotidiane. Come sarebbe bello, specie nei giorni bui, tornare bambini per un po’.

Spegnere il caos intorno e … giocare. Inventarsi un mondo parallelo, tutto nostro, senza problemi, senza pensieri.
La sento, la pétite, – mia figlia, anni 9 quasi ancora disincantati e spensierati – che vi si tuffa a capofitto, che canta a squarciagola, e, ben venga! ha diritto di farlo. Vorrei poterlo fare anch’io senza essere tacciata di esser matta!
Vivere… “Senza problemi senza pensieri”.
Eh, accidenti, invece di pensieri ne ho (ne abbiamo tutti tantissimi, di queste stagioni).
E quindi, per evitare la follia, sebbene io sia già sulla buona strada, per non uscirne pazza,
Canto, leggo, scrivo.
Qui scrivo.
Ho scritto nell’incipit che per me scrivere è catartico.
Scrivere fa bene, lo dicono gli psicologi, lo posso confermare per esperienza personale. Ha mille usi, un po’ come un farmaco generico: è gioia per immortalare i nostri momenti più belli, come una bella foto.
Nella foto inevitabilmente, vediamo il soggetto dal punto di vista del fotografo… se avesse orientato l’obbiettivo in un’altra direzione, forse lo scatto sarebbe stato completamente diverso.
E magari, la stessa immagine, con la stessa prospettiva, regala sensazioni diverse a persone diverse.
Allo stesso modo, grazie alle parole inanellate nei racconti, ci tuffiamo in un mondo di pensieri, sensazioni e ricordi. Ma ognuno evoca i propri, che riemergono grazie ad un’alchemica formula dal “database” dei ricordi e delle esperienze che ognuno porta dentro di sè, ognuno con un proprio “manuale d’uso” che traducono parole, immagini, canzoni, e le trasformano in emozioni.
Il tutto in base alla propria esperienza personale.
Il nostro mondo… è solo nostro. Possiamo raccontarlo agli altri, nel miglior modo possibile, con i dettagli e le parole più precise e dettagliate, ma alla fine resta “nostro”: ognuno lo interpreterà a modo proprio, a seconda della propria storia, della propria esperienza, dello stato d’animo del momento.
Ed un’opera (che sia un racconto, una canzone, un’immagine) si apre e si trasforma in modo nuovo, ogni volta: è la vita! che cambia, evolve, si muove… ne è la sua essenza e la sua bellezza.
(e anche un potenziale pericolo… quello che solitamente definiamo “fraintendimento”)
Ecco, dicevo: come l’album delle foto regala le immagini che immortalano ricordi, (quelli più belli, naturalmente), qui ci sono alcuni pensieri, riflessioni, dei momenti da conservare e proteggere nello scrigno delle cose preziose.
Ci sono anche le giornate sfocate, color cremisi o in bianco e nero; quelle mosse o quelle annebbiate dalle tristezze e dalle preoccupazioni. E non c’è fotoritocco che tenga. Sono così. Fa parte della vita.
Per questo, ognuno per sopravvivere deve trovare il suo “gancio in mezzo al cielo” (ah, il “mio” Baglioni!)
Per me, il mio “gancio” spesso è Scrivere.
Scrivere è liberazione (catarsi) nei momenti più difficili, serve a stemperare, e magari svuotarsi del peso che si ha dentro, quasi che il metterlo nero su bianco possa alleggerirlo (e talvolta lo fa).
Scrivere regala un mondo parallelo, serve a staccarsi da quello reale, specie nei momenti difficili: così come la lettura, la musica, o una bella corsa nella natura, regala, appunto “l’effetto-bambino”.
E Dio solo sa quanto ne abbiamo bisogno in questi giorni…
se questo pezzo fosse un’immagine, … eccola qui…

E se fosse una canzone… sicuramente:
Una opinione su "L’effetto-bambino"