Talvolta gli affetti che si rivelano essere più stabili nella nostra vita esulano dall’albero genealogico; spesso, si trovano negli occhioni fedeli di un cane, o molto frequentemente in quei legami (fragili e preziosi allo stesso tempo) di amici e “compagni di viaggio” che incontriamo sul nostro cammino.
Che ci siamo “scelti” o che la vita ha scelto per noi, quando aveva voglia di farci un regalo.
Fino a qualche giorno fa, sapevamo che gli “affetti più stabili” spesso rientrano nella sezione “amici”, ma probabilmente non ci avevamo riflettuto davvero a fondo; ora che sono stati esclusi dagli “affetti stabili”, cioè da coloro che possiamo frequentare ora, in Fase#2, ne siamo diventati pienamente consapevoli. (e non propriamente d’accordo).
Effettivamente dai post sui social e dalle chiacchiere qua e là si evince un malcontento generalizzato in merito alla possibilità di incontrare il cugino di sesto grado (di alcuni ignoro l’esistenza…) e non gli amici, che invece costituiscono gli AFFETTI VERI…!
Subito dopo (o pari grado) l’italica-pizza-mamma-famiglia, ci sono gli amici che ricoprono una notevole importanza nella scala di valori.
Non vivremmo senza.
Sono pezzi di puzzle importanti nella nostra vita.
Per questo tutti percepiamo che la proibizione di vedere gli amici sia una plateale ingiustizia.
E perchè non possiamo vederli? Pare abbastanza strana la logica legiferante, perchè, dato per scontato che io sia una persona di buon senso, così come uso cautele con nonni, parenti e affini, … farei lo stesso con coloro a cui voglio bene, ma “bene davvero”, cioè con gli amici, coloro che incorniciano i miei giorni di note colorate.

Con tutto il rispetto per il cugino… (o la prozia), mi son chiesta perché il nostro governo abbia vietato (o meglio NON considerato) le visite agli amici in questa fase2, favorendo quelle ai parenti?
Ci penso su da qualche giorno e mi sono fatta una mia personalissima idea di tale (assurda) scelta; credo, però, che numericamente, la mossa sia stata oculatamente studiata.
Vietare gli incontri fra amici, di fatto, minimizza il rischio assembramenti;
in questo momento l’obiettivo era quello di allentare in condizioni di “sicurezza” le briglie delle rigide regole del lockdown vissute (subite?) sino ad oggi. Allargando le visite ai parenti stretti, (mamma, papà, fratelli, figli se lontani.. sono ” na piezz’e core…”), si “dà l’idea di allentare le costrizioni”; potenzialmente non si rischiano assembramenti, viste le rare famiglie numerose al giorno d’oggi! …Ma senza esagerare.
Non conviene. Non è il momento.

E se avessero allargato anche agli amici? Ci saremmo “buttati fra le braccia di coloro a cui vogliamo davvero bene”!
Penso ai ragazzi, a quell’età verde in cui l’amicizia è il valore primo che guida la vita e le scelte…
Ma non solo loro: anche i più adulti, si sa, credono ancora nell’amicizia, che diventa una scelta di qualità, ma resta pur sempre un sentimento prezioso ed importante… come quello degli anni della giovinezza.
Siccome non è cosa di poco conto guidare un Paese in piena pandemia, temo che centralmente abbiano fatto le dovute considerazioni e un paio di conti.
E stavolta credo che ci “abbiano preso”, per dare “un contentino” a chi non ne poteva più, e comunque senza allargare troppo le maglie delle limitazioni, consapevoli dei rischi enormi a cui si va comunque incontro.

In questo momento (non solo in Italia), il malcontento popolare ha due sfaccettature (estremizzo, le sfumature tra le due categorie sono parecchie): l’una quella di coloro che vivono in una regione/situazione “lontana dal virus”, che non ne hanno – fortunati loro o incoscienti? – colto e vissuto appieno la drammaticità e l’impatto, che non sono stati toccati in prima persona dalla pandemia, dai timori, dalla paura, dai medicinali, dalle terapie intensive e dal dramma… Quelli che hanno vissuto la quarantena sempre più forzata, come una difficile – e a tratti ingiusta- forzatura.
Quelli che -purtroppo!- da ieri, vivono in versione “liberi tutti”…
(più egoisti, meno empatici, forse. Naturalmente, senza generalizzare)
E l’altra, quella tremenda e triste, è la visione di coloro che, più o meno “a stretto contatto”, ne hanno toccato con mano, o vissuto da vicino le tragiche e tristi conseguenze. Quelli per cui non c’è un “liberi tutti”, sapendo i rischi che si possono correre ancora… Quelli che, se usciranno, lo faranno solo se necessario, in punta di piedi, pur consapevoli che una ripartenza sia necessaria.
Di fatto, siamo tuttora in una situazione di piena pandemia, in cui il nemico invisibile è “noto” agli specialisti molto di più, rispetto a due mesi fa, ma che non è nè prevenibile, nè controllabile, e neppure lo sarà in breve tempo.
E non è ancora conosciuto del tutto. E, peggio -muta!-
Ora assaporiamo flebili margini di Speranza se sentiamo parlare di potenziali vaccini, anticorpi capaci di neutralizzare il virus o delle cure a base di plasma e di eparina, ma bisogna restare ancora col freno a mano tirato.
Questa consapevolezza, ragionata ed informata, penso che ci debba guidare nelle scelte dei comportamenti quotidiani. Da oggi in poi.
Sia che siamo nel mezzo della Lombardia o nel più fortunato Molise (zona meno toccata dal dramma Covid) In primo luogo verso coloro che incontriamo, per strada, in coda alla posta, o fra gli “affetti stabili”…
“Ti sto un po’ lontano… siccome ti voglio bene!”
E qui torniamo al tema-amicizia.
Quella categoria di affetti stabili importanti per cui siamo costretti a pazientare un po’ di più…
Un tema importante, se presto attenzione alle chiacchiere di mia figlia novenne, che da quando ha imparato l’uso delle videochiamate, sta delle mezzore con la sua amica del cuore, a chiacchierare del più e del meno, a fare i compiti e pure a giocare (ricordo una memorabile caccia al tesoro on-line organizzata a Pasqua o “Nomi cose città…” adatto anche ad essere mediato dallo schermo di un telefonino…) e a quel commento, “non potrei vivere senza la mia migliore amica!”…che riassume tutto!
Ecco, come dico spesso, impariamo ad ascoltare i bambini, che nella loro pura semplicità hanno molto da insegnarci (o da ricordarci: siamo stati bambini anche noi?)
Nella loro scala di valori Mamma al primo posto e amici subito dopo…
Caro ministro… mah…
I bambini sono saggi, magari imparano anche a stare momentaneamente lontani. q.b.

Per non parlare dei due quasi-diciassettenni, giornalmente impegnati in videochiamate non solo scolastiche, ma anche più amene, …ah la bella età in cui gli amici sono fondamentali!…
E un po’ li capisco quando protestano, per non poter vedere gli amici, “neanche da lontano”!
E io? -rifletto- Quante videochiamate o telefonate o messaggini quotidiani ho scambiato io in questi due mesi (e più) di lontananza fisica con gli amici?
Innumerevoli!
Questo potrebbe essere un buon metro di misura per “pesare” i cosiddetti “affetti stabili”.
Io che ho una “vita arruffata” che “non ho tempo”, beh, per chi conta, per me,… il tempo lo trovo! Lo diceva anche il Piccolo Principe!

Di notte, (spesso) mentre faccio altro (ops!) o rubando ore alle giornate comunque incasinate… Ore ben spese, sempre e comunque.
Perchè gli amici, pochi ma buoni, sono davvero importanti.
Ho letto un post che diceva all’incirca “Ricordatevi di quelli che non vi chiamano neanche per chiedervi come state, neanche in questo periodo… “
Beh, forse, una scrematura tra “amici” e conoscenti sarà da fare in questo senso. Certo che, se vogliamo davvero bene agli amici, non è il momento di furberie, di “fatta la legge -o il DPCM – e… trovato l’inganno!-“
Pazienteremo ancora un po’ per poi tornare a condividere chiacchiere, gioie, momenti e sorrisi.
Perché gli amici veri, sono quelli che sappiamo di poter ritrovare “laddove ci si era lasciati”… come se in mezzo non ci fossero stati settimane, mesi sospesi…
E sarà bello riabbracciarsi, ridere, cantare, gioire ancora insieme.
Il mio miglior amico è colui che sa tirare fuori il meglio di me.
(Henry Ford)