Quanto mi manca, la nostra “speciale normalità”*.
Manca perché tutto, quotidiano o meno, ora ci sembra davvero speciale.
Uh, non vedo l’ora di riviverla, e di renderla ancor più speciale. E a voi, amici, vicini e lontani… cosa manca di più?
Sarà tutto da reinventare, da ricostruire, da rimparare. Ci riconosceremo? Chissà…
Noi per primi, saremo nuovi. (Tutti!)
Nuovi per le cicatrici, per il vissuto, per i postumi, più o meno potenti che ci porteremo appresso dopo questo cataclisma epocale.
Ma finirà, certo che finirà, poco alla volta.
E allora, a quel giorno di sole, -che anche se dovesse diluviare ci sembrerà “splendente di sole”-, arriviamoci un po’ preparati.

Cominciamo a sognare, a pianificare…. cosa faremo, allora?
Qualcosa di straordinariamente normale?
Ora che a tutti manca il quotidiano, che il lockdown prosegue, a tempo indeterminato,… Ora che siamo sospesi in un tempo e in un mondo che non ci appartiene, il rischio è che svanisca anche il sogno, la voglia, la forza, la capacità di sognare… di sperare.
Chi aveva in serbo un sogno, ad esempio un viaggio, un matrimonio, un progetto… tutto cancellato, annullato, e, nella migliore delle ipotesi, rinviato.
Il quotidiano è stato annullato sotto una risma di rinunce e buon senso, a metà tra la paura ed il senso civico di autotutela. Che però, psicologicamente, non può durare per sempre.
E se non si può “andare” altrove, perlomeno ora, la testa, può volare, ovunque.
Di testa si può uscire, sì?

Coi pensieri, coi progetti e coi sogni. Quelli esperti, dicono che serva, guardare avanti, pianificare…
E allora, se sognare è terapeutico, al via questa “sana” terapia.
Sogni realizzabili, mica un sei al superenalotto. (che se arrivasse non guasterebbe, ma … ok, torniamo coi “sogni dai piedi per terra”)
Perciò ho deciso di fare un piccolo sogno, azzardato, provando a progettare le cose che vorrei fare o rifare, appena ne saremo fuori, in un tempo che pare ancora troppo indefinito.
Esercizio difficile, ambizioso. Forse un azzardo.
Leggo qua e là domande sparse, spunti di riflessione e di speranza. “Qual è la prima cosa che farai, quando tutto sarà finito?”
Uh, domanda difficile, la risposta lo è ancor di più…
Risposta di pancia? Uscire, viaggiare, abbracciare tutti, correre a perdifiato lungo il mare…

In realtà, vorrei semplicemente rivivere un giorno, una settimana, un mese “normale” (e di normale, garantisco, nella mia “vita precedente” a.Q. =ante-Quarantena- c’era ben poco!)
Normali stranezze, suvvia, incorniciavano giorni intensi e vissuti appieno.
Quelle che rivorrei indietro, almeno un po’!
Tradotto: non avremo un annuncio a reti unificate di Conte in cui ci dirà: “Ebbene, italiani (Mondo!), da domani tutto tornerà come prima, potete ricominciare a lavorare, ad uscire, ad abbracciarvi, a vivere come facevate fino al… 2019.”
No, purtroppo, la prospettiva che questo avvenga ha tempi e modi indefiniti, e questo rende tutto più difficile.
Anche sognare.
Sognare di tornare ad un giorno di sole, un giorno di fatiche, un giorno di stress.
Alla Vita.

Mi mancano le rincorse ai miei figli, la mattina, una da pettinare (capelli lunghi e “solo il cerchietto” io che adorerei farle trecce e codini); gli altri due sempre perennemente in ritardo…
Mi manca il grembiulino stirato, la cartella, il caffè in piedi, le mie scarpe tacco 12…. mi manca il ciao con la mano ai due, più indipendenti, che escono, con casco e motorini.
Mi manca l’alba sul lago, vista dalla litoranea, quella per andare in ufficio, paradossalmente mi manca anche il traffico quando devo andare a Milano.
Mi mancano i miei vestiti (che non mi andranno più bene, ma questo è un altro, enorme problema…!)… talvolta apro l’armadio, li guardo, sorridendo, e mentalmente dico loro “Ci sono ancora, tranquilli… ci rivedremo presto!”
Mi manca la prospettiva di una trasferta, il trolley sempre pronto, un treno o un aereo che mi aspettano; il dentista, lo sport dei ragazzi e le partite, le borse del calcio ovunque,… il calzettoni spaiati, e poi i sorrisi, la libertà, la chiacchiera al bar con gli amici, i pigiama-party (il soprannome dei caffè coi colleghi – storia lunga) coi quali difficilmente ancora condividerò le pause.

I momenti di confidenza, le code in mensa, le poesie in rima per chi va in pensione.
Gli aperitivi rubati alla fretta, la spesa fatta senza la fobia di carrello, guanti e mascherina, mi pesa il distanziamento sociale, io che vivo di baci e di abbracci, manco avessi parenti siciliani (terra che amo, ed il carattere chissà… fin troppo solare, magari ha qualche antenato vichingo che arriva da lì)
Mi mancano le cene inventate all’ultimo momento, le trasferte di lavoro, i corsi… Gli amici…
Mi manca tantissimo il volontariato… anch’esso corredato di sorrisi, canto, musica, baci e abbracci e fantasia.

Mi manca la gioia del teatro, le passeggiate in montagna o al lago.
Mi manca la bici, il sole in spiaggia, il primo bagno nell’acqua fresca di uno dei laghi qui vicino. le grigliate in montagna, le feste e le sagre, gli incontri d’arte i momenti di cultura,..
Mi manca l’adrenalina prima di un weekend d’evasione con le amiche di sempre.

Mi mancano i pettegolezzi del bar del paese, le domeniche mattina a suonare messa con la chitarra da accordare 3 minuti prima che inizi la funzione… Mi mancano le visite al cimitero, mi manca il mio sasso Gordona (il monte sopra al mio paese natio), mi manca il gelato con mia figlia, i compiti da controllare la sera, le nuotate in piscina, gli incastri della vita-di-corsa (da rallentare un po’).
Sto altresì imparando – come credo tutti – a cogliere anche gli aspetti di questa viva di quarantena forzata. Il relax, i tempi dilatati, i giochi in scatola e i momenti condivisi con la mia tribù…
Il fatto che mi resti il tempo per leggere (quattro libri in una settimana) per gustare musica e film! Ma so che è una “vita limitata”. Va bene per un po’.. poi bisogna “tornar fuori”!
Sarà diverso.. non urleremo “Campioni del mondo”!… O #andràtuttobene
Saremo diversi.

E allora sogniamo, per un momento, di tornare ad essere, belli o brutti, quelli che eravamo prima “forse cambiati, certo un po’ diversi… Ma con la voglia ancora di cambiare”**
Un mondo difficile, un po’ più puro e meno inquinato,…
In fondo non ho fatto una lista di cose da fare, di sogni nel cassetto (quelli stanno sotto il capitolo “Liste”)… vorrei, per prima cosa, davvero, presto, tornare alla speciale normalità.
O, a quella che chiamavano “normalità”, per poterla rendere ancora speciale.
* la frase non è mia ma mi piaceva talmente tanto che… è diventata il titolo.
** cit. “Notte prima degli esami” (Antonello Venditti)