Nell’ora più buia, la luce della Pasqua di resurrezione ci dona “il diritto ad una Speranza nuova!”
Difficile parlare di Speranza in condizioni “normali”, diventa quasi pazzesco quest’anno.

Ma se non ci fosse la Speranza, non ci sarebbero più medici e infermieri che si “spaccano in due” e si prodigano per i malati. Non ci sarebbero più preghiere.
Non guarderemmo avanti, giorno dopo giorno, auspicando che presto questo tunnel abbia fine, che qualcosa cambi. Lo facciamo anche nella cosiddetta “nostra vita normale”, a maggior ragione, in quest’epoca surreale.
Se non ci fosse la Speranza, non ci inventeremmo, tutti, ogni giorno, per non crollare, per trovare un modo per guardare avanti…
Adesso, non ci sarebbero scienziati e ricercatori ovunque nel mondo alla ricerca di un vaccino o di una cura.
Mai come quest’anno, la Pasqua ci inchioda alle domande serie… quelle del “poi”… quelle su “cosa ci sarà dopo questa vita?”, nel giorno in cui il Dio della Vita ha vinto la morte, per chi crede.
La fede è un dono, la fede “deriva da un incontro” diceva il mio vecchio don (che c’è ancora!) negli anni degli incontri giovanili quando imparavamo a dare un senso alla nostra piccola esistenza, sulla strada della Carità, un passo alla volta, donandoci, con piccoli gesti, nel volontariato.
Quella la luce, toccata con mano.
Quella la gioia.

Ma la Pasqua odierna è avvolta da una luce più buia, stando a guardare il nostro vecchio mondo, maltrattato e in balia di un evento tanto imprevedibile (nel 2020) quanto sconcertante.
Una voragine che prima o poi avrà ripercussioni sulle nostre piccole vite… anche fra tanti tanti anni.
E oggi è una Pasqua difficile per chi soffre: sono pochi gli “immuni dalla pandemia”, rari coloro che non hanno perso amici, cari, conoscenti… penso a chi ne ha persi tanti, tutti insieme, senza nemmeno il conforto di un ultimo “umanamente necessario” saluto.
Cozza pensare oggi alla resurrezione mentre, la realtà è ancora ferma due giorni indietro: stiamo ancora salendo il Calvario, con la croce sulle spalle che si fa sempre più pesante (non intravvedo nulla di positivo nei numeri che ci danno, sicuramente sottostimati, e che addirittura, qui nel comasco, stanno impennandosi soltanto adesso).

Stiamo ancora con le piaghe del flagello sulla schiena da cui sgorga dolore, ad ogni fiotto.
Noi, umanità, stiamo ancora contando, ad una ad una, le spine di quella corona, che malauguratamente porta il nome della causa di questo strazio, che ci pone, indifesi, di fronte alla Croce.
La cima del Calvario appare ancora lontana, l’agonia ancora troppo lunga.
E proprio per questo, proprio quest’anno, il senso di gioia, di Speranza e libertà del messaggio pasquali sembrano davvero molto lontani, quasi anacronistici.
Poi rifletto: non sono vuoti. Di questo messaggio abbiamo bisogno, di Speranza.
Luce verrà.
E non è “religione, oppio dei popoli”: è un messaggio di vita, concreto.
Ci si può credere o meno, si possono avere dubbi (certo credere fermamente che il figlio di Dio fatto uomo sia morto, innocente, in Croce per noi, per aprirci le porte del paradiso e poi risorto dai morti, per vincere, definitivamente la morte, non è così “semplice” per noi esseri razionali e scientifici)… Ma tant’è.
Personaggio storico realmente esistito, si sprecano testimonianze su di lui, … soprattutto su questa rivoluzione: quella della rinascita, quella della Pasqua. Non si muore, punto e basta, non avrebbe senso tutto l’amore che è in noi, quello che riceviamo e quello che doniamo: c’è qualcosa di più, oltre, di più bello e grandioso, probabilmente inimmaginabile.
Liberi di crederci o no, ma prima o poi tutti ci interroghiamo su questo mistero, da millenni. E l’uomo contemporaneo, anche se tende ad auto-assuefarsi con altro, prima o poi ci arriva.
Ecco, questo è il bello del messaggio cristiano: che “spacca” i secoli e i cuori.

Che dà un senso profondo all’Amore, sotto ogni forma e colore, visto l’esempio di Amore unico ed inestimabile di questo Dio-fatto-Uomo.
Ma che è, soprattutto, sempre, Dio della Vita.
Perché già sul Calvario, sappiamo, crediamo che oltre la Croce, ci sarà la Resurrezione.
Pasqua ci dona, anche in mezzo alle tenebre, la Speranza.
È un messaggio di Vita.
E questo è un messaggio universale, la Speranza che circola nelle nostre vene, ci ossigena il cuore, a prescindere dal credo. È la sorgente di quell’energia di Vita e di Amore infinito in cui nasciamo, viviamo e moriamo.
Non ci sono prove generali, come a teatro (che son sempre le peggiori peraltro -e lo dico per esperienza-)
Buona la prima, qui.
E allora, forse, questa Pasqua, più d’ogni altra, ci ricorda di riempire questi giorni di preghiera, a qualsiasi dio (o Dio) ci si rivolga, di unità, di amore. Di attenzione e di gratitudine.
Anche se, personalmente, la sento come una Pasqua di riflessione, che ancora porta i segni del Venerdì Santo.
Ma la Pasqua, porta con sé quel raggio di Speranza di cui non possiamo fare a meno…

E allora proviamo a ribaltare la prospettiva.
A rinascere.
Sarà Pasqua…
Verrà Pasqua perché sposteremo la pietra dei nostri sepolcri interiori.
Sarà Pasqua perché, prima o poi, la pandemia sarà sconfitta.
Verrà Pasqua, nei cuori, e sarà una Pasqua di liberazione e di rinascita perché torneremo ad incontrarci, a lavorare, ad abbracciarci, a viaggiare, a vivere…
La Pasqua è il “ritorno alla vita” è passare oltre…
Oltrepasseremo, – sarà dura – tutto questo.
Rinasceremo: e sarà la Pasqua più bella, quella che verrà, quella che ci possiamo davvero augurare.
